CEFALU' LETTERATURA 2


Cefalù - Francesco Bevelacqua
 

"Ti chiami Il Capo, o Cefalù, e dalla riva paradisiaca ti protendi bramoso verso il mare infinito"
(parole di Luigi I di Baviera sotto un affresco di Karl Rottmann, probabilmente ispirato al quadro di Bevilacqua, raffigurante il panorama di Cefalù a Monaco-1830)

citato da mons.Giuseppe Misuraca, Cefalù nella storia

 


CESARE BRANDI,Sicilia mia,Sellerio 1989.

Un'isola verde intorno all'Etna.
L'abbazia benedettina di Maniace...ha un portale con capitelli scolpiti, certamente francesi, il più importante documento plastico fra il chiostro di Cefalù e quello di Monreale.

I ritratti di Antonello.
Tutto è organizzato in modo da restituire la realtà nel volume, il volume nella realtà:perchè è in verità una sola ed unica realtà,quella della forma.
Chi non ha in mente qualcuno almeno di questi celebri,incalcolabili ritratti?Il Condottiero del Louvre...il ritratto arguto,fino ad essere mefistofelico,di Cefalù,col suo sorriso come la cruna d'un ago....

   



VINCENZO CONSOLO

Cefalù è presente in gran parte dell'opera di V.Consolo per il profondo significato che assume nel mondo interiore dell'autore.Ho citato alcuni brani a mio giudizio tra i più significativi.

VINCENZO CONSOLO, La ferita dell'aprile,1963.
Il faro di Cefalù guizzava come un lampo, s'incrociava con la luna, la trapassava, lama dentro un pane tondo:potevano cadere sopra il mare molliche di luna e una barca si faceva sotto per raccoglierle...

VINCENZO CONSOLO,La prova d'amore,ABC 1971

(citato da Omaggio a Vincenzo Consolo, Cefalù 1994)

Sulla porta di casa, prima di lasciarla, Alfonsino le disse solo:"Non venire neanche a casa a cercarmi chè non ci sarò. Domani parto per Cefalù."
E Mirella sapeva bene cosa significava Cefalù:le femmine francesi, libere, lussuriose, perdersi dietro a loro...non avere più testa alle brave ragazze, non avere più testa a sistemarsi, a sposarsi,significava.


VINCENZO CONSOLO,Il sorriso dell'ignoto marinaio,1976.

Il romanzo si impernia sulla figura del barone Mandralisca, e si svolge nella Cefalù ottocentesca. Il libro quindi è tutto "cefaludese" a cominciare dalla presenza che circola permeando di sè l'opera,quella dell'"ignoto" ritratto da Antonello da Messina,col suo sorriso ironico e consapevole, qui messo in relazione con la figura del cospiratore intellettuale Interdonato a contatto col quale Mandralisca scopre un impegno sociale più attivo.

Una descrizione del porto

Il San Cristoforo entrava dentro il porto mentre che ne uscivano le barche, caicchi e gozzi, coi pescatori ai remi alla corde veli reti lampe sego stoppa feccia, trafficanti, con voci urla e con richiami, dentro la barca, tra barca e barca,tra barca e la banchina...altra folla alle case saracene sopra il porto:finestrelle balconi altane terrazzini tetti muriccioli bastioni archi, acuti e tondi, fori che s'aprivano impensati, a caso, con tende panni robe tovaglie sventolanti.
Sopra il subbuglio basso,...per contrasto, la calma maestosa della rocca, pietra viva, rosa, con la polveriera, il tempio di Diana, le cisterne e col castello in cima.E sopra la bassa fila delle case, contro il fondale della rocca, si stagliavano le due torri possenti del gran duomo.


VINCENZO CONSOLO, Giornale di Sicilia, marzo 1981

citato da Omaggio a Vincenzo Consolo,Cefalù 1994

Qui a Cefalù, questa natura generosa ma guerriera e conquistadora di Ruggero II la si vide nel duomo-castello che volle costruire, e soprattutto nelle due torri.Ma il duro longuaggio di queste due torri fu per fortuna mitigato dagli arabi. Allora le torri hanno un linguaggio ermetico, linguaggio di difesa,di conquista ed intenzione di dominio, ma oltre che torri essendo anche minareti,sono loquaci, aperti,posti da cui si chiama, si invita.E le palme, queste regine del deserto,come le chiama Balzac, non fanno che evocare i luoghi dove quei minareti si innalzavano.Per finire,ognuno che vuole narrare,,e parlo di narrazioni in verticale, che trovano la loro ragione nella storia e nella metafora, ha bisogno della sua joknapatawpha.Io ho scelto Cefalù.Sono piccoli mondi così ricchi dentro cui il viaggio,la scoperta può non finire mai.


VINCENZO CONSOLO,Viaggi dal mare alla terra,1991.

Cefalù, così rocciosa e solida, così affollata nel suo tessuto urbano di segni storici, così emblematicamente intrisa di aure arabe e normanne, mi è sempre sembrata la porta, il preludio, la soglia luminosa del gran mondo palermitano....., della Sicilia occidentale, del mondo maschile della ragione e della storia

Vincenzo Consolo,Nottetempo casa per casa, 1992

Il paesaggio dell'incipit

"E la chiaria scialba all'oriente, di là di Sant'Oliva e della Ferla, dall'imo sconfinato della terra sorgeva nel vasto cielo, si spandeva-ogni astro,ogni tempo rinasce alle scadenze,agli effimeri....Sorgeva l'algida luna in quintadecima e rivelava il mondo, gli scogli tempestosi e il mare alla Calura, stagliava le chiome argentee, i tronchi degli ulivi..."
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Petro
Sentiva d'esser legato a quel paese, pieno di vita storia trame segni monumenti. Ma pieno soprattutto, piena la sua gente, della capacità d'intendere e sostenere il vero, d'essere nel cuore del reale, in armonia con esso.Fino a ieri. Oggi sembrava che un terremoto grande avesse creato una frattura, aperto un vallo tra gli uomini e il tempo,la realtà, che una smania, un assillo generale spingesse ognuno nella sfasatura, nella confusione, nell'insania.



Oltre, oltre ogni splendida parvenza, velario di gemme, specchio d'oro, parete di zaffiro, arazzo di contemplazione, tappeto di preghiera, rapimento, estasi, oblio, iconostasi allusiva, schermo del Mistero, dell'Amore infinito, della Luce incandescente...




Crowley nel Duomo

"Andò per la stradella santa Barbara, per la Trazzera Regia, per la strada Umberto, verso la sorgente dello scampanare più grave e forte.....verso il vasto piano, la chiesa Cattedrale.
Gli appariva quel monumento, inondato di luce in su quell'ora, familiare e insieme estraneo, lontano, avamposto com'era di conquista nordica in questa porta.....Ma gli andava incontro come fascinato, tirato da un richiamo.Salì la scalinata e gli sembrò d'ascendere a un monte dove poteva compiersi il miracolo, trascolorare il mondo, trasfigurarsi.....Varcò la soglia....e il raggio portentoso che dall'ogiva al fondo sgorgando,apriva nel mezzo un cammino luminoso, schiariva nell'abside, nella conca nelle vele del cielo nelle ali, preziose tessere, faceva apparir figure, suscitare un regno di riflessi, cristalli di colore.Luceva di luce d'oro nel suo superno albergo, nell'alto e al centro d'ogni altro, un dio trasfigurante, un Pantocratore sibillino e aperto nell'abbraccio, nel libro dei messaggi, EGO SUM LUX..."

VINCENZO CONSOLO, Ad Occidente trovai l'ignoto,Il Manifesto,1993

(citato da Giuseppe Saja,Omaggio a V.Consolo)

E presi a frequentare Cefalù, ad abitare quel paese durante le vacanze.Mi sembrava, ed era, quello, un altro mondo, un mondo pieno di segni, di messaggi che volevano essere letti, interpretati. Ma certo era me stesso che volevo leggere, decifrare la mia trama, leggendo e decifrando insieme la gente con vui mi trovavo a vivere in quell'Isola, leggendo il suo muoversi sotto quella luce, in mezzo a quelle pietre, il suo agire,il suo parlare.


VINCENZO CONSOLO, L'olivo e l'olivastro,1995.

Si trovò così al suo preludio, la sua epifania, la sua porta magnifica e splendente che lasciava immaginare ogni Palermo o Cordova, Granada, Bisanzio o Pagdad.Si ritrovò così a Cefalù. Non sa dire quanto, tanto lontano questo avvenne nel tempo.Ricorda che lo meravigliava, man mano che s'appressava a quel paese, l'alzarsi di tono di ogni cosa, nel paesaggio, negli oggetti, nei visi, nei gesti, negli acenti.
................
Aspra, scogliosa era la costa, con impennate montuose di scabra ed aguzza roccia, fino alla gran rocca tonda sopra il mare-Kefa o Fekalè-, al capo che aveva dato nome e protezione dall'antico a Cefalù.....Alti, chiari, dai capelli colore del frumento erano gli abitanti, o scuri e crespi, camusi, come se,dopo secoli, ancora distinti,uno accanto all'altro, miracolosamente scorressero i due fiumi, l'arabo e il normanno, siccome accanto e in arminia stavano il gran Duomo o fortezza o castello di Ruggiero e le casipole con archi,altane e finestrelle del porto saraceno, del Vascio o la Giudecca.S'innamorò di Cefalù...

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Trovò e Cefalù un uomo che molto prima di lui, nel modo più simbolico e più alto, aveva compiuto quel viaggio, nel movimento dal mare verso la terra,dall'esistenza alla storia, dalla natura alla cultura.Era effigiato su una tavola,in un ritratto di Antonello.....Nel viaggio di quell'Ignoto sulla traccia d'un triangolo che aveva per vertici Messina, Lipari, Cefalù vide il viaggio di ogni uomo, l'avventura di ogni Ulisse;la fuga dal terremoto,dal disastro,.....l'approdo infine in un paese di lunga e ferma storia....Quell'uomo dal sorriso ironico, fiore di ragione, sapienza, guardava verso la grande storia di Palermo.Ora non più.Ora, di fronte allo sconquasso, al crollo della sua umana civiltà, la fine di ogni fede, illusione, quegli occhi si son chiusi, quel sorriso s'è scomposto, s'è fatto sarcasmo,ghigno,urlo.L'architettura di antonello,il suo cerchio di classico equilibrio,è divenuta infinità di centri nell'ellisse,anarchia,delirio del barocco,buio della ragione,utero dei Mostri a Bagheria,capriccio goyesco, dolore muto,nera pittura,disperata
Quinta del sordo.

VINCENZO CONSOLO
Si concludeva così il racconto del mio approdo a Cefalù. Da cui, come l'Ulisse dall'isola di Circe, non potevo più ripartire. Sarei rimasto per sempre in questo paese della memoria ritrovata, in questo scrigno d'ogni segno, in questo porto della conoscenza da cui solo salpa il naviglio della fantasia



STENO VAZZANA, Cefalù fuori le mura,1981

Il Pantocrator
Nel Pantocrator cefaludese c'è un altissimo grado di pura religiosità...questo di Cefalù è veramente un'imagine di dio fattosi uomo, nella pienezza della sua umanità glorificata;espressione e figura, senza volume nè peso, assunta in un cielo di intelligenza e di affetto. Nè severità, nè dolore, nè gioia.

Occidentalità di Cefalù
Cefalù è città di vocazione occidentale.Adagiata sull'unica striscia di terra idonea a un abitato appoggiato a difesa delle rupe, si apre tutta a ponente su un terreno quasi pianeggiante...Il volto classico di Cefalù è e sarà quello occidentale, che si specchia nei riflessi della sua piccola baia tra il molo e S.Lucia, quello diffuso in tutto il mondo come una carta d'identità dalle cartoline illustrate...
C'è un altro elemento...che definisce nella maniera più inequivocabile l'occidentalità di Cefalù:è la cortina di case che si specchia sul mare tra porta Ossuna e il molo.Il fantasioso giuoco di archi, finestre, terrazzini, appollaiatisi di prepotenza sulla cinta muraria...costituisce forse l'elemento più lirico del panorama di Cefalù, città marinara, che in questo punto sembra nascere dal mare...
Per questo orientamento del paese...l'ora classica della bellezza di Cefalù è l'ultima parte del giorno...quanto più il sole si china sul mare, quanto più la luce va facendosi morbida e calda, tanto più penetra gli spazi della città e della sua montagna.E, come se si liquefacesse nell'impasto di terra e di acque, si diffonde dappertutto in una tonalità pacata.





GIANNI RODARI,Favole al telefono

Il pescatore di Cefalù

Una volta un pescatore di Cefalù, nel tirare in barca la rete, la sentì pesante pesante, e chissà cosa credeva di trovarci. Invece ci trovò un pesciolino lungo un mignolo, lo afferrò con rabbia e stava per ributtarlo in mare quando udì una voce sottile che diceva: - Ahi, non mi stringere così forte. Il pescatore si guardò intorno e non vide nessuno, ne' vicino ne' lontano, e alzò il braccio per buttare il pesce, ma ecco di nuovo la vocina: - Non mi buttare, non mi buttare! Allora capì che la voce veniva dal pesce, lo aprì e ci trovò dentro un bambino piccolo piccolo, ma ben fatto, coi piedi, le mani, la faccina, tutto proprio a posto, solo che dietro la schiena aveva due pinne, come i pesci. - Chi sei? - Sono il bambino di mare. - E che vuoi da me? - Se mi terrai con te ti porterò fortuna. Il pescatore sospirò: - Ho già tanti figli da mantenere, proprio a me doveva toccare questa fortuna di averne da sfamare un altro. - Vedrai, - disse il bambino di mare. Il pescatore lo portò a casa, gli fece fare una camicina per nascondere le pinne e lo mise a dormire nella culla del suo ultimo nato, e non occupava nemmeno mezzo cuscino con tutta la persona. Quello che mangiava, però, era uno spavento: mangiava più lui di tutti gli altri figli del pescatore, che erano sette, uno più affamato dell'altro. - Una bella fortuna davvero, - sospirava il pescatore. - Andiamo a pescare? - disse la mattina dopo il bambino di mare con la sua vocetta sottile sottile. Andarono, e il bambino di mare disse: - Rema diritto fin che te lo dico io. Ecco, siamo arrivati. Butta la rete qua sotto. Il pescatore ubbidì, e quando ritirò la rete la vide piena come non l'aveva mai vista, ed era tutto pesce di prima qualità. Il bambino di mare battè le mani: - Te l'avevo detto, io so dove stanno i pesci. In breve tempo il pescatore arricchì, comprò una seconda barca, poi una terza, poi tante, e tutte andavano in mare a buttare le reti per lui, e le reti si riempivano di pesce fino, e il pescatore guadagnava tanti soldi che dovette far studiare da ragioniere uno dei suoi figli per contarli. Diventando ricco, però, il pescatore dimenticò quel che aveva sofferto quando era povero. Trattava male i suoi marinai, li pagava poco, e se protestavano li licenziava. - Come faremo a sfamare i nostri bambini? - essi si lamentavano. - Dategli dei sassi, - egli rispondeva, - vedrete che li digeriranno. Il bambino di mare, che vedeva tutto e sentiva tutto, una sera gli disse: - Bada che quel che è stato fatto si può disfare. Ma il pescatore rise e non gli diede retta. Anzi, prese il bambino di mare, lo rinchiuse in una grossa conchiglia e lo gettò in acqua. E chissà quanto tempo dovrà passare prima che il bambino di mare possa liberarsi. Voi cosa fareste al suo posto?

disegno tratto dal sito:http://www.diginet.it/cultura/rodari/


GIUSEPPE QUATRIGLIO,Il diavolo a Cefalù,da L'uomo orologio e altre storie,1995-ed.Sellerio.

Fu l'oracolo cinese,l'Yi King,al quale Crowley si affidava a ogni svolta della sua vita, a indicargli Cefalù e a scartare Capri.Si sentì felice... quando fu indirizzato verso una casa vuota in mezzo agli alberi,sulla collina che sovrastava l'abitato....Come prima cosa Crowley-che aveva anche del talento pittorico-traciò sul pavimento della prima stanza un cerchio che definì magico su cui sovrappose un pentagramma...



ANGELO CULOTTA, da Una città da marciapiede,1982.

E quando ogni anno metto piede, da "turista", a piazza Garibaldi, l'imbuto in penombra di Corso Ruggero, i primi visi noti, la lama tagliente del sole che lampeggia accecante fino in fondo a via Spinuzza, mi sommuovono il pesante viluppo che mi porto dentro, mi obbligano a una meticolosa rassegna, ad una puntigliosa verifica di ciò che è cambiato rispetto all'anno prima e di ciò che è rimasto uguale. Mi addentro nel Corso, pronto a cogliere ogni segno, anche minimo, di mutamento o di permanenza, con gli occhi, con il naso e con le orecchie spalancati, perchè il segnale può provenire da un'insegna di negozio, da un odore, da una voce, dal saluto di un amico. Faccio lentamente ruotare intorno a me il piccolo sferico universo cefaludese, con le sue costellazioni, i suoi buchi neri, le sue immagini, e alcune ci sono sempre, come stelle fisse, altre sono tramontate, lasciando un leggero chiarore d'assenza.

ANGELO CULOTTA,Il paese di dentro,2001.

Il Molo
Il molo è sicuramente un punto nevralgico del panorama cefaludese, com'è giusto che sia per un posto di mare che si rispetti.Conclude l'arco di quell'elegante insenatura su cui si trova adagiato il paese e ne è come l'ombelico, il suggello che salda insieme i due elementi dominanti della pietra e dell'acqua, simboli rispettivamente della stasi e del movimento, delle certezze dell'immobilità e dell'ansia dell'avventura.

Il Bastione
Il "Bastione" di Capo Marchiafava...rassomiglia alla prua di una nave di pietra, diretta al centro dell'orizzonte marino.
Se ci si affaccia nelle giornate chiare, dopo il maestrale, compaiono in silenziosa processione le sagome brune delle isole eolie: Alicudi, Filicudi, Salina...Galleggiano indolenti sulla striscia azzurra di fondo, stagliate contro la volta vitrea del cielo, di un celeste tenero e stemperato, proprio da sfinimento.
Se invece il mare è agitato, salendo sul "Bastione" si ha l'impressione di stare quasi in mezzo alle irose spume bianche che striano la superficie delle acque, macchiate a chiazze di diverso colore,dal giallo-senape in basso, al verde acqua in mezzo, al grigio cupo in fondo, nell'aria satura di spruzzi, di sale, di elettricità, ma con la rassicurante sensazione di poter assistere ...stando ben al riparo a godersi lo spettacolo senza pericoli.
La suggestione maggiore si raggiunge quando, seduti sopra il sedile di pietra, si può udire borbottare la risacca sotto, fra gli scogli, mentre sopra la testa si spalanca la nera cupola del cielo, crivellata di stelle.

Angelo Culotta riporta nel suo libro sopra citato altri brani di autori cefaludesi riguardanti il Bastione.Ne trascrivo due che si collocano in una posizione particolare,tra il brano letterario e l'intervento di denuncia sociale,essendo tratti dal libro "Una città da marciapiede","singolare libretto a più voci la cui redazione e pubblicazione ebbe come spunto proprio un fatto riguardante il Bastione e cioè la concessione data dall'Amministrazione Comunale a privati perchè vi installassero un servizio di bar-ristorante, con la conseguenza di alterare così la natura e la funzione di quel luogo pubblico, fondamentalmente riservato alla contemplazione ed al puro godimento estetico"(A.Culotta).



Il Bastione,Pasquale Culotta,in"Una città da marciapiede".

Si andava sul Bastione a "godere" della vista del mare che si infrange contro il popolo degli scogli che difende a Nord l'abitato dei pescatori dalla gigantesca spuma del grecolevante o a vedere il cielo di cobalto attraversato dalla linea di luce del faro o a chiacchierare di mille eventi e di fantasie, a coppie, a gruppi, solitari, a leggere l'orizzonte o le linee colorate del mare o a giocare da bambini "ammucciari" o "a bannera" o a trovare compiacente oscurità per i bisogni fisiologici di qualcuno o per giovanili eccitazioni d'amore.
Un luogo "forte" ma discreto, appartato. Bisognava andarci di proposito, non attratti dallo zufolo consumistico di masse, ma sospinti individualmente da curiosità interiore, disponibili a libere divagazioni dell'intelletto e della ragione...



Marcello Panzarella,in Una città da marciapiede

Che cos'era prima il Bastione?Era, per me, un luogo metafisico,la perfetta metafisicità.
Avete presente il Carrà metafisico?Certi luoghi di mare,pietra, acqua e cielo? Il Bastione aveva il pregio dell'essenzialità.Semmai,sarebbe potuto divenire ancora più essenziale.Tutto arido, tutto pietra,,scabro, pietra su roccia, sotto il cielo.Un luogo minerale,acqua di mare, scoglio, muro,la Rocca sul fondo, e un galleggiare nella luce.La notte, solo oscurità, mare da indovinare, la voce di esso in basso, il raggio del faro che spacca le tenebre sotto la volta immensa delle nubi o delle stelle......


il popolo degli scogli




Cattedrale 2,G.Collara.

ANGELA DI FRANCESCA

CATTEDRALE
L'altro sguardo riveste
di visionario ardore
la nuda solitudine di pietra
E' una prova d'amore
il ritratto a memoria
declinato in ambigua variante
rifrangenza del grigio e del diamante
eco di luce,petalo di fiore
O ritrovata,contemplata in ore
segnate da orologi d'assenza
o mutata in ricordo,in persistenza,
o nominata in molteplici nomi
a serbare il mistero
oltre il velo del vero
liberata dal reale
o Cattedrale


Cattedrale 1,G.Collara.





Altri autori



CARMINE PAPA (1806-1891)Poesie siciliane

Il famoso "poeta zappatore" cefaludese.Di lui scrive Giuseppe Pitrè:"Carmine Papa,contadino di Cefalù...un vecchietto sui sessant'anni,tutto vena e spirito di poesia...La maniera di poetare franca,elevata,regolare di questo poeta mi ha fatto dubitare della sua ignoranza, ma rivoltomi a vari amici tutti mi hanno confermato essere egli un contadino digiuno d'istruzione.".Carmine Papa infatti era analfabeta e dettò tutte le sue poesie.Suoi motivi ispiratori la religione,la natura,gli affetti familiari ma anche fatti politici e sociali.



GIROLAMO MARANTO(1879-1947)

La Cattedrale

Sorge nel vespero bruno di tra le bianche case
La Cattedrale e placida riguarda la tremula
Marina popolata di paranzelle
E la verde pianura di Santa Lucia

Sale nel turchino cielo trapuntato di stelle
Il lucente astro della luna e vivo folgora
E un soave affaccio di fiori da i giardini
Per le fresche aure rapidi si spande

Le case s'innalzano dal glauco mare
belle,allineate su ciclopiche mura
E per le vie i fanali scintillano
di luce nella serenità della sera

da "Ciocche verdi",1916,citato da Il libro d'oro di Cefalù di D.Portera



PEPITA MISURACA,Personaggi,1973-Quando l'anima sa leggere,1982.

In queste raccolte di racconti Pepita Misuraca,genovese trapiantata a Cefalù e vivace animatrice culturale,tratteggia alcuni bozzetti di personaggi e immagini della vita del paese


NINO TESTA, Spiculiannu a Cifalù; Parramu di Cefalù, ed.Misuraca,1977

Poeta dialettale vivace e di facile vena, è autore di numerose poesie a tema satirico-scherzoso su fatti e situazioni cefaludesi,e di poesie ispirate alla natura.

LAURA FREZZA, Ritratto di ignoto in un interno di famiglia, 1992.

Un carteggio tra due coppie di cognati (uno, Enrico, è il barone Mandralisca), ritrovato dall'autrice, è l'occasione per un incontro con un "album familiare" di cui anche lei è entrata a far parte, e con un frammento di storia della nostra terra siciliana.






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