"Ti chiami Il Capo, o Cefalù , e dalla riva paradisiaca ti protendi bramoso verso il mare infinito"
(parole di Luigi I di Baviera sotto un affresco di Karl Rottmann, probabilmente ispirato al quadro di Bevilacqua, raffigurante il panorama di Cefalù a Monaco-1830)citato da mons.Giuseppe Misuraca, Cefalù nella storia
Autori letterari che hanno parlato di Cefalù
SILIO ITALICO,Punica,XIV.
STESICORO di Imera,660-556a.C.racconta il mito di Dafni,che,avendo tradito la sua sposa,una ninfa figlia di Giunone,è accecato dalla dea irata,o,secondo altri,dalla ninfa stessa;disperato,si getta nel mare di Cefaledio ed è trasformato in rupe.
SERVIO,Bucolica.
Un po' diversa è la versione di Servio:"ab irata nympha luminibus orbatus est,deinde in lapide versum;nam apud Cephaloeditanum oppidum saxum dicitur esse,quod formam hominis ostentat".
M.T.CICERONE, Le Verrine.(Actio secunda in Verrem,lib.II.)72 a.C.circa.Cicerone non usa mai riferendosi a Cefalù l'appellativo di "urbs placentissima", come tradizionalmente si afferma.(Cfr.anche:Mons.G.Misuraca,Cefalù nella storia, e Steno Vazzana, Cefalù dietro le mura.)Ecco come Mons.Misuraca riferisce l'episodio riguardante Cefalù nelle Verrine:
Tra le mille angherie compiute da Verre nelle varie città della Sicilia ed anche a Cefalù con furti,saccheggi ed estorsioni,Cicerone ci parla del sopruso particolare compiuto nella nostra città circa l'elezione del Sommo Sacerdote....Verre fece spostare il calendario anticipando la data di 45 giorni e così il candidato Erodoto,che trovavasi a Roma,sarebbe arrivato in ritardo a Cefalù e cioè ad elezioni compiute.Verre intanto lavorava perchè venisse eletto un certo Artemio Climachias,che era suo amico e partigiano.E così avvenne.I Cefalutani furono poi costretti a fare ritornare indietro il calendario di 45 giorni per rimettere a posto il computo del tempo...I Siciliani,come anche i Greci,usavano intercalare o sopprimere uno o due giorni ogni mese,secondo i calcoli degli astronomi in relazione al sole e alla luna.
Questa volta Verre, "novus astrologus, qui non tantum coeli rationem, quam caelati argenti duceret",impone,nonostante l'opposizione dei cefalutani più eruditi, la soppressione di 45 giorni,invece dell'uno o due giorni consueti."
GIOVANNI BOCCACCIO,Decamerone, X giornata, novella 7
"Il re Pietro d'Aragona,sentito il fervente amore portatogli dalla Lisa inferma, lei conforta e appresso ad un gentil giovane la marita"
...A' quali incontanente il re, oltre a molte gioie e care che egli e la reina alla giovane donarono, gli donò Cefalù e Caltabellotta, due bonissime terre e di gran frutto...
G.C.ABBA,Da Quarto al VolturnoDov'è, che cosa è Milazzo? Sono corso a vedere la carta; eccolo tra Cefalù e il Faro, una lingua sottile, che si inoltra e par che guizzi nel mare.
ANTONIO FOGAZZARO, Daniele Cortis
In questo romanzo, Fogazzaro dà di Cefalù un'immagine che certo non piacerebbe all'Azienda di Soggiorno e Turismo! Infatti essa viene descritta come un luogo di relegazione e di esilio.Il barone di Santa Giulia, cefalutano,violento e immorale,dovendo procurarsi del denaro così ricatta la moglie Elena:
"Voglio dirti questo, che il denaro mi abbisogna e che se non l'avrò te ne pentirai, perchè io ti inchiodo a Cefalù per tutti i sempiterni secoli...o Cefalù o denaro...Capisci?O Cefalù o denaro"
E così parla Elena alla madre:"E a te, mamma, cosa ti ha detto una volta?Non ti ha detto che se non ottenesse il denaro mi confinerebbe a Cefalù per sempre?"
"...(Elena) andò al balcone sul mare come per vedere il tramonto, ma in fatto per piangere, secondo il solito...Ella conduce qui la più misera vita del mondo"
ADOLFO OMODEO, Lettere,1913-1915
Cefalù 4 novembre 1913
(alla moglie Eva Zona)Ti scrivo dalla cucina della nuova casa...La casa è tanto graziosa.La mia stanzetta dà su una vasta spianata dove passa la ferrovia e ha dinanzi una montagnola tutta verde d'ulivi. mi par d'esser in campagna:la notte mi addormentano i grilli, la mattina mi svegliano gli innumerevoli passeri degli eucaliptus della stazione.
Cefalù 21 novembre 1913
Ho un desiderio immenso di correr su per i monti e contemplare dall'alto il mare divino di Cefalù...
Cefalù 23 novembre 1913
La sera mangio nella "sala da pranzo" dell'albergo Todaro, che dà sulla Piazza del duomo, o meglio a cui s'accede da Piazza del duomo,perchè le finestre sporgono su quel budello del Corso Ruggero.....Dalla finestra si vedono gli sfaccendati di Cefalù assisi a far nulla al Circolo Popolare
.....
Cefalù 4 dicembre 1913
Ieri vidi sulla Rocca cose interessanti....La veduta è splendida, una calma infinita, e il mare di Cefalù addormentato al basso, e da un punto si vede la Cattedrale che vigila sulla mandra delle case cefaludesi
BONAVENTURA TECCHISo che B.Tecchi parla di Cefalù in uno dei suoi racconti, ma non sono riuscita a rintracciarlo."justify">
LAWRENCE DURRELL,L'oscuro labirinto(Cefalù),1947
Lawrence Durrell ha intitolato "Cefalù",nella sua prima versione, un romanzo che si svolge in realtà a Creta.Esso racconta l'avventura di un gruppo di turisti, ognuno con i suoi problemi e le sue angosce esistenziali che volendo visitare il labirinto di recente scoperto nelle caverne della Rocca, si smarriscono in quelle grotte sotterranee, trovandosi così a vivere un evento che li mette faccia a faccia con se stessi cambiando per sempre coloro che riusciranno a salvarsi.Lawrence Durrell conosceva Cefalù (v. Carosello Siciliano), e nel romanzo ha fuso insieme due luoghi,quello della Sicilia e quello di Creta,creando un luogo della memoria che comunque in molte descrizioni richiama molto la "nostra" Cefalù.
"Cefalù...è proprio là, dietro questa rocca...solo molto più in basso, quasi a livello del mare".
"Era un posto fantastico:un enorme conglomerato conico che innalzava i suoi trecento metri nell'aria azzurra.Uno dei suoi fianchi si ergeva dritto dal mare, come tagliato dalla mano di un architetto folle...Il villaggio di Cefalù stava aggrappato a metà pendio, e le sue antiche case dalle tinte ingenue splendevano nel sole"
"Arrivarono infine ai piedi del fantastico cono roccioso al fianco del quale stava aggrappato il ridente villaggio di Cefalù...""Cefalù, disse Graecen, pronunciando distintamente ma dolcemente questa parola..."
LUCIANA FREZZA, Cefalù ed altre poesie,1958
CefalùIn fasce vi fui portata, in una nobile casa di streghe
che nella notte spargevano a terra gusci di gamberi
o mi rubavano dal letto dove dormivo fra mio padre e mia madre.
............
Otto anni dopo ci eravamo avvicinati al paese,
abitavamo una casa bianca con una terrazza di catrame
in mezzo a banani, con due vasche solcate dai girini.
Giuocavo da sola ai naufraghi o danzavo nell'acqua
con veli di perline attaccati alle dita
finchè fui scoperta e lodata e non danzai più.
La vita era piena, mia sorella e mia cugina bisticciavano
per un nastro celeste o una retina da capelli;
le mamme il pomeriggio indossavano camicette sgargianti
.............
Un giorno mi portarono a vedere la Cattedrale,
la testa della lumaca con le antenne sempre ritte,
traversammo il paese in carrozza, Corso Ruggero
era un lungo budello rischiarato appena
da una luce verdina argentata da mille rumori,
non rividi mai più quella luce negli anni che vennero
...............
ANTONIO CASTELLI- Gli ombelichi tenui,1962.Qui Castelli parla di Cefalù soprattutto attraverso i suoi personaggi, tipi caratteristici del paese che comunque non sono solo bozzetti ma vivono di una loro speciale "unicità"a volte venata di amarezza a volte di ironia.
Non mancano nel libro pitture d'ambiente e riflessioni che,nello spazio di una sosta al Circolo o di una passeggiata, raggiungono la mente e il cuore.
La nipotina, d'un tratto, è scappata di mano al nonno.Vien giù per il Corso,librandosi sulle braccia a svolazzi graziosi e minuti.Il nonno la chiama, tenta di raggiungerla,strascicandosi, la supplica di tornare, di aspettarlo, attenta!passa un'automobile, le grida... invoca l'aiuto dei passanti, che la fermino, che la riportino a lui.La piccola si fermerà, da sè sola, dinanzi a una vetrina, attratta dal fitto brillio delle lampade.
Come una farfalla.
ANTONIO CASTELLI-Ultime pagine
Il mio libro è un'autobiografia al plurale, al collettivo, perchè è il paese, è Cefalù che si racconta attraverso i suoi caratteri e le sue caratteristiche, il suo modo di vedere e di vedersi, attraverso il suo specifico cefaludese, che è un fortissimo privilegio e un'aristocaratica dissipazione cioè l'attitudine affabulatoria, godibilmente ironica, giocosa dei Cefaludesi.
-Cefalù:Qui sono cresciuto(la mia patria), mi sono formato, mi sono nutrito.Non nutre solo il cibo... L'attenzione, sguardi, ascolti-nutre;nutrono le amicizie incontri contatti;le meditazioni(soliloqui e colloqui).
ANTONIO CASTELLI, A Cefalù e ai Cefaludesi, febbraio 1968,in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria.
...Fra mente e cuore custodisco immagini e ricordi sempre verdi. Il ricordo dei Cefaludesi, innanzitutto, così amabili civili e gentili, così arguti e acuti.
L'immagine della Rocca:la nostra prima madre, di noi Cefaludesi, non è biologica, è geologica.La nostra prima madre è la Rocca.
......
O il ricordo di Via Mandralisca, la più pensosa e aristocratica di Cefalù: e della via Mandralisca quell'edificio al n.13.Il mio lignaggio di uomo e di scrittore s'è nutrito e plasmato lì. Nei vasi comunicanti di quell'edificio, tra secondo e primo piano, al Ginnasio-Liceo sopra, e fra i sortilegi di incunaboli, di raccolte, di libri, di figure, di psicologie, di narrazioni, di paesaggi, di oggetti e di forme e del magnetico Antonello nella Biblioteca e nel Museo sotto.
O l'immagine di Corso Ruggero, con la sua incisione dritta ed esatta come una scriminatura.
O il ricordo di quel sito delizioso sul Corso che è il Circolo Unione, strabiliante fabbrica affabulatoria
E tante altre immagini ancora, tutte,io conservo fra mente e cuore, tanti altri ricordi ancora, tutti...
Per questo mio fervido e partecipe , salvifico e beatifico modulare immagini e ricordi, io non ho mai smesso di vivere qui, tra Voi, con Voi.
GUIDO PIOVENE-Viaggio in Italia,1966
La Cattedrale
"E' una stupenda cattedrale fortezza appoggiata all'immensa roccia che la sovrasta...La chiesa e la roccia matrice hanno lo stesso colore dell'ocra giallastra"
"Intorno alla Cattedrale ho veduto vivere tutto il piccolo mondo della provincia siciliana....i preti immersi nella lettura del giornale...le torme di bambini da preda d'una vitalità inesorabile, che chiedono ridono piangono inseguono portano un fiore si attaccano alle vesti....Si pensa a certe turbe che sorgono dai deserti e vengono non si sa da dove, spariscono non si sa dove"
citato da Steno Vazzana, Cefalù fuori le mura.
ARRIGO PETACCO, Joe Petrosino, Mondadori,1978.
L'autore accenna al linciaggio di 5 emigrati cefaludesi (Francesco, Giacomo e Carlo Di Fatta, Salvatore Fiduccia e Giovanni Cipriano)nella città di Tallulah(Louisiana) nel 1899.Del fatto si parla anche nel libro CANTI DELL'EMIGRAZIONE,a cura di Savona e Straniero,Garzanti 1965(citato da:Il libro d'oro di Cefalù,di DOMENICO PORTERA. Nel libro di Petacco si dice che la causa fu "un diverbio con un certo dr.Hodges che non voleva le capre siciliane nei propri pascoli". Nel libro I Canti dell'emigrazione invece si afferma:"il linciaggio di 5 italiani avvenuto nel 1899 a Tallulah...va inquadrato nella dolorosa catena di violenza di cui furono protagonisti alcuni nostri emigrati notoriamente appartenenti alla mafia. I cinque di Tallulah avevano subito un regolare processo ed erano stati assolti.La popolazione di New Orleans accolse però con ostilità la sentenza e,trascinata dall'avv.Parkenson,assaltò le carceri ed impiccò i prigionieri".
L'episodio è citato anche nel libroL'Orda-quando gli albanesi eravamo noi, di G.A. Stella,ed BUR,2003.
Il libro inizia proprio con l'episodio del linciaggio dei 5 cefaludesi.Alcuni passi:"Ciccio" Di Fatta...non era tipo, per quanto se ne sa, da vendette di sangue. Aveva venticinque anni ed era venuto in America seguendo i due fratelli maggiori Giacomo, di trentotto anni, e Carlo, di cinquantuno. Erano arrivati da Cefalù, si erano portati moglie e figli, avevano una devozione grande per il santissimo Salvatore della Trasfigurazione, stavano facendo finalmente qualche soldo vendendo frutta e verdura e girando la campagna con prodotti di merceria. Come fossero finiti là lungo il Mississipi non si sa. Pare avessero seguito il flusso di altri cefaludesi.
Andò tutto come nei film western. Loro si asserragliarono in casa armandosi di fucili con due amici (Salvatore Fiduccia e Giovanni Cipriano) del tutto estranei ai fatti, colpevoli solo di venire da Cefalù e di essere passati di là in quel momento. Gli altri circondarono l'edificio...., lo scriffo Lucas diede l'assalto e fece irruzione...
ANGELINA LANZA,(1879-1936)La casa sulla montagna
LEONARDO SCIASCIA,in Il mare colore del vino-Apocrifi sul caso Crowley,1973
Sciascia sviluppa ironicamente ,attraverso l'espediente letterario di un carteggio tra Mussolini,il capo della polizia di Roma e il commissario di Cefalù, il tema dello scontro tra la filosofia di Crowley,la mentalità popolare e quella delle autorità dell'epoca(che nel 1924 decretarono l'espulsione), dando sostanzialmente un'interpretazione positiva della figura del "Mago".
Roma 15 luglio 1924
In riferimento alla nota dell'Eccellenza Vostra, in cui si ordinavano indagini a carico del cittadino inglese E.A.Crowley, in atto residente a Cefalù(Palermo), trascrivo i punti essenziali del racconto ora pervenuto da parte del Commisssario PS di quella località.
Il nominato Edward Alexander Crowley, nato a Learnington il 12 ottobre 1875, vive in una villa, situata a circa tra chilometri dal paese, fin dall'aprile del 1920.Regolarmente paga il canone di affitto ai proprietari, i quali soltanto lamentano certa mania del Crowley di dipingere a fresco le pareti e con figurazioni, a quanto pare, non conformi a decenza....
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Riassumendo:certamente il Crowley conduce una vita fuori della norma comune, ma più con mistero che con scandalo;e appunto in forza del mistero la sua presenza a Cefalù è elemento di inquietudine....
LEONARDO SCIASCIA,presentazione al volume di Gabriel Mandel "Apparati critici e filologici" nella collana "Classici dell'arte",Rizzoli 1967,citato da A.Culotta(Il Paese di dentro)
...Ad aprire(e forse, effettualmente, a chiudere) il nostro breve discorso su Antonello, ci soccorre questa acuta notazione di Antonio castelli, il quale, per essere nato a Cefalù, non è improbabile sentisse nello scriverla, vagamente e sottilmente, il suggerimento di quel prodigioso ritratto di Antonello che si trova nel cefalutano Museo Mandralisca:"Nella comunità alla quale apparteniamo, nel paese dove nasciamo, risiede la nostra nozione del colore;e la nostra misura d'uomo è regolata su un ordine bioetnico delle somiglianze"....A chi somiglia l'ignoto del Museo Mandralisca?
Al mafioso della campagna o a quello dei quartieri alti, al deputato che siede sui banchi della destra e a quello che siede sui banchi della sinistra, al contadino e al principe del foro; somiglia a chi scrive questa nota(ci è stato detto);e certamente somiglia ad Antonello.E provatevi a stabilire la condizione sociale e la particolare umanità del personaggio.Impossibile.E' un nobile o un plebeo? Un notaro o un contadino?Un uomo onesto o un gaglioffo?Un pittore un poeta un sicario?
"Somiglia", ecco tutto.
LAWRENCE DURRELL, Carosello Siciliano.1977
CefalùQuesta volta l'occasione per il discorso era venuta proprio poco prima che uno stretto tornante della strada ci portasse su di un poggio boscoso dal quale si vedeva, proprio in faccia a noi, dall'altra parte della baia azzurra, il caratteristico profilo di Cefalù.Mi sembrò stupefacente, così come stupefacente mi era sembrata la silhouette di Paleocastrizza a Corfù.
Sembrava una grande balena che si crogiolava nell'azzurro, un mitologico ruminante di pesci, sognante ad occhi chiusi di un perduto Eden tra gli oceani.La città si aggrappava al suo dorso...